Sumac Dub, appare nel mondo Electro Dub con il suo nuovo disco Norska, costellato da innumerevoli collaborazioni. Un viaggio sonoro musicale pastoso, ricco di frequenze calde e sognanti. Un disco che decolla con “Edeyen” che fin dai primi secondi colloca l’ascoltatore in un mondo immaginario fatto di suoni etnici e ritmi lenti e dilatati. Alla mente, appaiono immediatamente i primi dischi di Panda Dub e Mahom dove i due esploravano per la prima volta in Europa e nel Dub elettronico francese le sonorità del medio-oriente oppure del Oriente inteso come India & co.
I primi episodi steppa appaiono con “Rituel Chamanique” sempre però mantenendo le radici esoteriche come spiegato poche righe fa, enfatizzando quello che è un disco decisamente cupo ed oscuro: poca la luce che traspare dai suoni e forse dopo qualche traccia questa quasi totale assenza, stanca e soffoca.
La luce, però, torna con la maestria e la leggerezza di Art-X, primo ospite in scaletta, con “Le chant du Sirli”. La leggerezza della melodica e la malinconia che trasmette è romantica, è dolce, è quasi sensuale. Come sempre, un grande che non ha bisogno di presentazioni e di parole aggiuntive. Art-X una sicurezza.
“Operator” con Biga Ranx invece, lascia ahimé abbastanza perplessi: il ritmo è lento e dilatato e le sonorità elettroniche ci portano immediatamente con la mente verso la musica Downtempo e Trip Hop. Fin qua tutto regolare e sicuramente apprezzabile. La voce però filtrata da un noioso vocoder, con tanto di melody sempre attivo, rende una traccia che poteva essere una piccola perla, un esercizio di stile moderno che poco a che fare con un concept ben tracciato fin dalla primissima traccia.
Sulla stessa linea, “Keystone” con The Maucals e qui invece, l’obiettivo è centrato: tempi ben spezzati e pure quando accelera rimane morbida, dolce, sognante. La voce perfettamente incastrata all’interna del climax generale, enfatizza questa tunes che è da considerarsi fra le migliori concepite in questo disco Norska.
Sumac Dub, in conclusione, tenta un’arrembaggio uscito a metà: da una parte la ricerca sonora verso gli arrangiamenti e i sample che richiamano paesi orientali e medio-orientali, dall’altra la voglia di inserire momenti più abstract e downtempo non sempre riusciti. Nel complesso un buon episodio discografico sperimentale.
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